Seleziona una pagina

Cos’è lo stile di pedalata? In una disciplina in cui lo strumento (la bici) la fa da padrone e vincola la posizione ha senso parlare di stile? Inoltre lo stile di pedalata influenza la prestazionalità e la resa in sella?

Lo stile di pedalata è l’impronta posturale abbinata alla dinamica motoria tipica e propria di ogni ciclista, è svincolata dalla posizione biomeccanica che è invece l’ottimizzazione dei punti cardine di congiunzione con la bici per migliorare la resa prestazionale.

Lo stile di pedalata rimane individuabile e definito indipendentemente dalla posizione strutturata in sella e può incidere sulla prestazione. Dipendendo dalla dinamica motoria si può parlare di stili di pedalata aperti e chiusi in relazione all’azione.

Nel primo caso ci sono ciclisti che si muovono sulla bici e adattano le posizioni a seconda delle andature, della pendenza e del tipo di azione, spostano le mani e variano gli appoggi ischiatici, flettendo ed estendendo le braccia e cambiano l’estensibilità della colonna vertebrale.

Il loro stile posturale è riconoscibile a priori ma la loro impostazione motoria cambia a seconda dell’impegno affrontato, offrendo un esempio di stile di pedalata aperto e variegato.

Nel caso degli atleti con stile chiuso invece non modificano di tanto la dinamica e la posizione in sella, mantenendo una impostazione dinamica costante e stabilizzata a prescindere dalla difficoltà affrontata.

Sono quei ciclisti che mantengono la stessa posizione in pianura contro il vento, in salita al 4% e nello strappo al 12%, in discesa e in pancia al gruppo.

Ciclista in azione in allenamento su strada

In linea generale si può affermare che l’impronta posturale di un atleta non cambia perché fortemente dipendente dalle componenti anatomo-fisiologiche proprie, e come detto è indipendente anche dal posizionamento in sella. Abbiamo tutti visto atleti modificare la propria posizione in sella passando da un biomeccanico all’altro ma l’impronta posturale rimanere tale e lo stile di pedalata mantenere il suo tratto distintivo.

Chi pedala con il tratto cervicale rigido, chi mantiene i gomiti larghi, chi irrigidisce le spalle, chi pedala di punta, chi lavora solo di spinta ecc

La dinamica motoria in sella invece è un capitolo diverso che offre alcuni spunti di analisi che possono portare ad influenzare le prestazioni.

A seconda della situazione (pianura, salita, vento di fronte o laterale, gruppo o meno ecc) la dinamica della pedalata può essere influenzata da fattori tecnici correttivi.

In salita la variazione della progressione in sella abbinata alla tecnica del fuori sella permette di evitare di costipare e irrigidire la muscolatura dorsolombare, permettendo inoltre di variare il ritmo di ascesa modificando il costo energetico e dando respiro ad alcuni segmenti muscolari delle catene cinetiche coinvolte.

In pianura l’avanzamento o la retrazione dell’appoggio ischiatico di 1-2 cm permette alla colonna vertebrale di estendersi o meno e di variare l’azione stabilizzatrice dei muscoli dorsali, contribuendo così a rendere l’azione più efficiente.

In linea generale possedere una dinamica motoria variegata aiuta a contenere e gestire al meglio il costo energetico e ad affrontare le diverse situazioni con diverse soluzioni tecniche, che possono migliorare la resa e l’efficienza dell’azione.

La lettura interpretativa è fortemente legata alla dinamica motoria ma non ne è dipendente. Rappresenta il modello di gestione motoria della prestazione e dipende dalle caratteristiche fisiche e muscolari oltre al bagaglio tecnico che si possiede. Si può gestire un profilo di costo energetico attraverso una azione improntata all’agilità oppure alla muscolarità, oppure una mediazione tra le due.

Per fare questo bisogna avere sollecitato e addestrato la propria capacità di percezione della prestazione e del proprio movimento, quindi avere strutturato una preparazione che tiene conto non solo della potenza o della velocità ma anche della costruzione di un gesto tecnico appropriato.

In una salita a pendenza costante del 6% posso partire agile a 65-70 rpm e mantenere un profilo energetico tra fondo medio e fondo veloce, poi dopo 5-6 ’ cambio azione e pedalo in fuori sella per 2 ’ a 45-50 rpm allungando il rapporto. Passo da una azione agile ad una più lunga ma al tempo stesso modifico la relazione tra i distretti muscolari sinergici facendo respirare quelli precedentemente sollecitati. Di seguito torno in sella e posso procedere a 70-75 rpm oppure a 55-60 rpm variando il rapporto a seconda di come voglio gestire il prosieguo dell’azione e del costo energetico.

Possedere una completezza in termini di lettura interpretativa non fa necessariamente andare più forte ma fa pedalare meglio variando l’impegno muscolare e distribuendo lo sforzo tra i differenti distretti, e ad ogni modo mantenere a lungo una elevata funzionalità muscolare durante le uscite influenza anche il livello di prestazione che si può fornire.

La posizione corretta in bici da corsa

error: Contenuto protetto!